Un’evoluzione dell’Outdoor Training
L’Outdoor Management Training (OMT)® nasce come un’evoluzione dell’Outdoor Training e ne accentua la dimensione formativa e la finalizzazione dell’apprendimento. Il nome, Outdoor Management Training (OMT)®, fu usato per la prima volta da Marco Rotondi, considerato il padre della formazione outdoor in Italia, nel 1996 per definire un percorso formativo complesso realizzato per una multinazionale straniera. Oggi è diventata una metodologia completa e strutturata che ben si distingue dall’Outdoor Training.
L’Outdoor Management Training (OMT)® infatti utilizza un’ampia strumentazione didattica mutuata in parte dalla formazione manageriale, in parte creata ad hoc. Si riesce così a personalizzare i percorsi d’apprendimento sulle specifiche opportunità formative individuali.
A questo tipo di attività outdoor partecipano normalmente: Top Management, Consigli d’Amministrazione o di Direzione, Dirigenti di livello medio-alto, capi che hanno la responsabilità di condurre in modo coerente ed efficace collaboratori e gruppi di lavoro, alti potenziali. Attraverso l’Outdoor Management Training® essi possono mettere a fuoco i propri punti di forza e le proprie aree di miglioramento; confrontarsi con i propri colleghi al di fuori degli schemi e degli automatismi aziendali, mettere ben a fuoco un proprio programma di self-empowrment (potenziamento personale).
Come marchio di qualità l’OMT® garantisce la realizzazione di una formazione outdoor di elevato contenuto formativo; per questo sono stati fissati precisi standard che ne definiscono con chiarezza il processo di realizzazione.
Per poter sfruttare al meglio tutto il potenziale d’apprendimento che l’outdoor training consente, il processo di realizzazione dell’OMT® prevede l’attivazione e l’uso simultaneo di un mix calibrato di cinque ingredienti:
- Avventura: significa avanzare in un territorio sconosciuto di cui a priori non si conoscono le difficoltà e i segreti direttamente (non se n’è fatta, cioè, esperienza prima), sapendo che il successo dipenderà dall’efficacia o meno delle nostre azioni; non c’è bisogno di correre dei grandi pericoli oggettivi, quello che conta è la nostra percezione soggettiva di non sapere come va a finire; l’avventura è un supporto pedagogico prezioso perchè produce la scoperta di nuove cose e quindi sta alla radice stessa dell’apprendimento, consentendo la mobilitazione completa di tutte le energie disponibili della persona che sente di essere davanti a problemi reali e nuovi il cui superamento o meno dipenderà principalmente dalle sue scelte.
- Metafora: ha il compito di legare le attività sviluppate nell’outdoor con le situazioni reali dei contesti lavorativi dei partecipanti e facilitare così il trasferimento degli apprendimenti realizzati nell’ambiente e nella pratica lavorativa quotidiana.
- Commitment: il coinvolgimento che le situazioni proposte generano non solo sul piano intellettuale, ma anche su quello relazionale, emotivo, energetico e fisico; si nota spesso l’entusiasmo di chi accettta una sfida, la tensione di chi si sente artefice dei propri risultati; la sua sperimentazione consente di imparare a gestire i carichi emotivi che spesso si frappongono fra noi e i risultati che vogliamo raggiungere.
- Osservazione: rappresenta un momento privilegiato della metodologia; ci si osserva mentre si agisce (autosservazione), si osservano i comportamentu degli altri, si riflette sui comportamenti di tutti mentre si guardano le videoregistrazioni delle esperienze agite; si cercano le differenze e si analizzano le sfumature; ampliare la gamma dei comportamenti che siamo capaci di osservare ci fa già compiere il primo passo verso il loro apprendimento.
- Concretezza: tutte le sessioni di lavoro richiedono ai partecipanti di fare affidamento sulle risorse, proprie o affidate, per raggiungere obiettivi precisi e concreti, accelerando così il processo normale d’apprendimento; le attività da svolgere smettono molto presto di essere giochi, il successo o il fallimento producono conseguenze immediate; le situazioni da affrontare sono quindi percepite dai partecipanti come reali e concrete in quanto vi è una progressione di difficoltà di compiti che genera una serie di problemi reali con persone reali, in tempi reali, con regole reali.